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L’inutilità dei buoni

Ne L’inutilità dei buoni Roberto non trattiene ricordi, ed occupa il vuoto della mente aggrappandosi alla ripetizione di gesti meccanici e ossessivi, controllato dagli assistenti sociali. Bruno, invece, convinto di essere vittima dell’egoismo altrui, si ostina in modo distruttivo a trovare negli altri l’approvazione di cui ha bisogno. Storie parallele
in un romanzo di formazione al contrario, in cui l’incontro inconsueto di due uomini
nei panni del medesimo, fa emergere il lato oscuro di entrambi.

Le parlai delle mie paranoie, delle mie titubanze, dell’ipersensibilità.
«E ti stupisci di essere da solo?» m’aveva detto ridendo, con un’espressione
che pareva alludere a qualcosa di più promettente.
«Mi stai dicendo che sei ancora interessata?» le avevo chiesto allora,
accorgendomi subito d’avere frainteso.
«È tardi, ma sarebbe stato bello, allora. Chissà cosa sarebbe successo
se solo avessi risposto per tempo».
Era il suo modo di rifiutarmi, l’unico che le avrebbe garantito
un interesse perpetuo da parte mia.

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Alessandro Tuzzato insegna Italiano e Storia al I.I.S Levi-Ponti di Mirano,
in provincia di Venezia. Ha vissuto per anni in California, dove ha conseguito il dottorato
di ricerca in Letteratura italiana alla Stanford University. Con L’inutilità dei buoni
è arrivato in finale alla ventottesima edizione del Premio Italo Calvino.

Il volume, realizzato su cartoncino ecologico e carta avoriata extralusso, è in tutte le librerie
e nei maggiori store online o su https://divergenze.eu/prodotto/linutilita-dei-buoni/
in copia singolarmente numerata e senza spese di spedizione.