Racconti del Premio Fracchia

Sette racconti, selezionati fra i vincitori e le menzioni d’onore del I Premio Umberto Fracchia,
organizzato dal Comune di Casarza Ligure. Una panoramica sulle fragilità degli uomini che non tenta di sorprendere o di abbagliare il lettore, ma narra in modo semplice storie di esigenze e avventure interiori. Nel fervore della cosiddetta nuova narrativa, con la sua molteplicità di tematiche e di stili, Maria Serena Campanalunga, Marcello Masneri, Francesca Brancaccio, Matteo Petecca, Benedetta Barbetti, Walter Capella e Benedetta Petulicchio rappresentano quanto armonizza tutte le qualità più autentiche del genere.

«Ci spostavamo seguen­do il fascio di luce bianca tra le stanze abbandonate, i barattoli di cetrioli sottaceto, le macchine da cucire con gli avanzi di stoffa sui banconi, le sedie, i fili per stendere, i vetri sporchi. Solo una volta avevamo osato salire le scale fino al piano di sopra ed abbassare la maniglia verso la parte che nonna abitava, ma appena intravista la credenza bianca della cucina mi s’era incastrato il cuore nei ricordi.
Così avevamo richiuso e disceso le scale, tornando nel sole di settembre».
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A cura di Paolo Ravizza e Mario Zanelli
– con la collaborazione di Sabina Desiderato –
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Il volume è realizzato su cartoncino ecologico non plastificato per tutela ambientale
e carta bulk extralusso con effetto vintage, è in tutte le librerie e nei maggiori store online,
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in copia singolarmente numerata e senza spese di spedizione.

Gelosia

Gelosia è il romanzo che meglio di ogni altro rappresenta la transizione dal Verismo
ai movimenti antiletterari del primo Novecento. Eppure ad Alfredo Oriani è riuscita, controvoglia, un’impresa unica: essere al di fuori di qualunque gruppo, salotto, corrente letteraria, benché fra gli autori più letti del suo tempo. Provocatorio, irriverente, bollato dalla critica come scandaloso, nell’ultimo decennio dell’Ottocento firmò opere di grande valore. Gelosia, nel 1894, inaugura la serie con il drammatico racconto
di uno squallido amore provinciale, metafora di un vivere borghese
e di un complesso di fragilità tuttora attuale.
«Nella sua affezione per l’avvocato non aveva ancora provato nessuno di quei trasporti deliranti, che sono quasi sempre per la donna la scoperta di se medesima.
Ma qualche cosa dormiva sotto la sua fiorente gioventù, una bramosia
di godimenti sconosciuti, un bisogno a grado a grado meno inconsapevole
di entrare nella zona torrida della passione,
ove le vite si distruggono alla fiamma di un altro sole,
o n’escono così temprate che nulla può quindi corroderle».

– Apparato critico a cura di Alessandro Gaudio –

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Alfredo Oriani (Faenza, 1852 – Casola Valsenio, 1909), narratore, saggista e collaboratore del “Corriere della Sera”, “La stampa”, “L’alba” e il “Giornale d’Italia”, è fra i grandi misconosciuti del secondo Ottocento italiano. Si laurea in Giurisprudenza a Napoli, ma sceglie la vita delle Lettere. Dopo una lunga fase di romanzi e novelle messi all’indice e ignorati, con Gelosia (1894), La disfatta (1896), Vortice (1899) e Olocausto (1902)
viene accolto dalla critica con favore più largo, prima d’essere strumentalizzato dal fascismo
e tornare in un oblio a cui è ora di togliere il velo.

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Il volume, realizzato su cartoncino Old Mill di pura cellulosa ecologica e marcato a feltro, carta interna bulk 1.8 vintage, è in tutte le librerie e nei maggiori store online, oppure ordinabile senza spese di spedizione su https://divergenze.eu/prodotto/gelosia/

Cronache dal mondo a rovescio

Il mondo degli uomini è doppio. Una parte è vi­sibile, materiale, esteriore, l’altra è interiore. Cosa accade quando la parte esteriore, logica, razionale e concreta, incontra una parte interiore altrettanto solida? Nei due racconti che formano le Cronache dal mondo a rovescio si indaga quella realtà, nella quale tutto è come appare, purché capovolto. Una ragazza cresce assieme a un doppio a gravità invertita sospeso tra inconscio e realtà, un’altra naufraga in una libreria e inizia a coltivarvi sé stessa. Entrambe lavorano alla delicata costruzione del proprio ritmo, immerse in un mondo che vorrebbe loro imporre il suo.
«Ricordo la sensazione familiare, la piacevole assenza di sorpresa di trovarsi
come davanti al proprio riflesso: conoscevo istintivamente la bambina
dentro lo specchio, nulla di lei avrebbe potuto sfuggirmi perché ogni suo gesto
era il mio, e allo stesso modo compresi che quella cosa sul soffitto
mi apparteneva, anche se non si muoveva all’unisono».

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Vent Fille è nata e cresciuta a Bologna, ha una formazione umanistica, è una femminista intersezionale e ha il cuore prevedibilmente a sinistra. Non sa disegnare, dunque contempla tutto ciò che è dipinto, traduce gli scritti altrui e ne produce di propri. È dipendente dalla parola scritta, dalla caffeina, dai gatti e dalle parentesi, la sua personalità
secondo l’indicatore Myers-Briggs è ENFJ.

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Il volume, realizzato su cartoncino ecologico FSC e carta Arena Ivory Bulk extralusso, è in tutte le librerie e nei maggiori store online, oppure senza spese di spedizione su: https://divergenze.eu/prodotto/cronache-dal-mondo-a-rovescio/

Dalla parola allo schermo

Passare dalla parola allo schermo non è un’operazione facile, occorre evitare una lunga serie di trappole. La parola infatti è l’arte povera per eccellenza e nel contempo la più ricca: le bastano una penna e un foglio, segni neri su sfondo bianco, per proiettare un film nella mente dei lettori. E quel film è difficile da mettere in scena con attori e atmosfere: l’occhio del regista non coglie quasi mai ciò che, legittimamente, colpisce chi ha letto il medesimo ro­manzo, giacché l’immaginazione è un’elegia individuale complicata da ripetere.
La domanda su cui è articolato il saggio è come il cinema dialoghi con le altri arti,
e soprattutto con la letteratura. La sfida è trovare le risposte in The Great Gatsby
e gli adattamenti che consentono di continuare a dare vita all’opera.
«Il cinema ha sempre avuto un rapporto intenso con la letteratura.
Il desiderio di raccontare delle storie, usando il nuovo mezzo, trovò subito
un solido puntello nel patrimonio letterario. Il legame ha portato con sé, fin dall’inizio,
problemi di carattere linguistico, estetico e sociologico sorti
man mano che il nuovo medium affinava la sua tecnica narrativa».

– A cura di Massimo Rovati –

Alessia Parravicini, classe 1998, vive a Tirano, in provincia di Sondrio. Diplomata al Liceo delle Scienze Umane Pinchetti, Laureata in Lettere Moderne, frequenta la magistrale
di Scritture e Progetti per le arti visive e performative all’Università di Pavia.

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Il volume, realizzato su cartoncino Terrarossa in pura cellulosa ecologica e marcato a feltro, carta interna Arena ivory bulk extralusso, è in tutte le librerie e nei maggiori store online, o su https://divergenze.eu/prodotto/dalla-parola-allo-schermo/ senza spese di spedizione.

La composizione del grigio

La composizione del grigio è un romanzo in cui le indicazioni geografiche e temporali sono vaghe. I nomi dei personaggi sono assenti in quanto si tratta di anime, ombre, la cui identità non può essere pirandellianamente racchiusa in un nome imposto dall’au­tri­ce. E poiché il grigio ha origine dall’unione di tutti i colori e si rivela una continua opportunità di vita, come in un processo alchemico la protagonista dovrà attraversare tutti i colori per comprendere le sfumature che la completano come artista, amante, figlia e madre.
«All’epoca credevo e speravo in non so che cosa. Non possedevo bene più prezioso della convinzione che la mia vita, un giorno, sarebbe cambiata; in meglio, s’intende.
D’altron­de, chiunque, con una famiglia disastrata, si sarebbe aggrappato
con le unghie e con i denti a un tempo non ancora inchiodato all’irreversibilità del vissuto».

– Apparato critico a cura di Mara Venuto –

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Sara Notaristefano è nata a Taranto nel 1980 e da anni risiede a Merano, dove insegna Lettere nella scuola secondaria di II grado «Gandhi». Pubblica saggi e recensioni sul semestrale di critica letteraria “Incroci” e sul relativo blog. Appassionata di musica,
studia canto moderno e jazz. Nel 2012 ha curato un’antologia di testi che indaga i rapporti tra poesia e canzone d’autore: Note di poesia.
Canzoni d’autore in lingua italiana, inglese e francese
(Stilo Editrice).
Autrice di novelle e poesie in volumi antologici, nel 2020 il suo racconto
Breve storia di ordinari alibi familiari è stato selezionato tra i vincitori
del Premio Velletri Libris, menzione speciale Fernando Cancellieri.

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Me(n)talgear

Me(n)talgear è un’opera costruita attorno a una domanda: può un videogioco essere considerato un’opera d’arte e parlare di attualità e temi sociali con la profondità riconosciuta al cinema e alla letteratura? Il dibattito nato attorno a Metal Gear Solid, saga creata da Hideo Kojima, dimostra che è possibile, e questo saggio videoludico mette in rilievo come, tra meme, realtà virtuale, intelligenze artificiali e controllo dell’informazione, l’autore avesse predetto lo sbando della nostra società con un ventennio di anticipo
e indicato quale futuro, molto probabilmente, ci aspetta.
«Le espressioni artistiche già conosciute come il cinema contengono simboli e linguaggi
che il videogame, nel corso della sua evoluzione, ha fatto propri e ha interpretato
allo scopo di creare una nuova forma di narrativa che, a sua volta,
va a influenzare il linguaggio delle forme d’arte già consolidate».

– A cura di Alessandro Lolli. Prefazione di Marco Vagnozzi –

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Nicholas Gineprini, nato ad Urbino nel 1991, vive a Pechino.
Autore e giornalista freelance con focus particolare sul calcio cinese, ha all’attivo
collaborazioni col Chinese Soccer Observatory della University of Nottingham
e la rivista di sport italiana l’Ultimo Uomo. Nel 2016 ha pubblicato il libro
Il Sogno Cinese: Storia ed economia del calcio in Cina.

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Il volume, realizzato su cartoncino Kraft Silk Screen di pura cellulosa ecologica
e marcato a feltro, carta interna bulk a effetto vintage, è in tutte le librerie
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https://divergenze.eu/prodotto/mentalgear/ senza spese di spedizione.

Je suis Charlie

Jean-René Leroy è un vignettista di Charlie Hebdo in fuga dalla bellezza di Parigi.
Si inventa un blocco dello scrittore, scantona in un borgo della Sicilia, e quando rientra
non dà notizie di sé, finché apprende dell’attacco alla sede della rivista.
La sua storia, tra invenzione e realtà, è ricostruita nel racconto Je suis Charlie,
che nel 2015 ha vinto il Premio Campiello Giovani.
«Sarebbe bastato inventarsi l’esistenza di un libro. Avrebbe detto al direttore che si trattava
di un re­portage fotografico su alcuni fra i più bizzarri monumenti della Ville Lumière.
Che da mesi cercava qualcosa da scrivere per accompagnare dei testi ai suoi scatti,
senza però trovare la chiave giusta. E che aveva bisogno di una pausa per trovare un posto
a poche ore di distanza da Parigi da cui lasciarsi detta­re le parole magiche del compendio,
preferibilmen­te lontano dal luogo di cui si era occupato, per esse­re più oggettivo possibile».

– A cura di Michele Frisia. Prefazione di Emanuela E. Abbadessa –

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Eva Luna Mascolino è nata a Catania, ma ha abitato in quattro nazioni diverse.
Redattrice, editor e traduttrice specializzata alla SSLMIT di Trieste, dalla maggiore età
tiene corsi di scrittura e collabora a concorsi, festival e riviste culturali,
oltre ad avere co-fondato Light Ma­ga­zine, il primo periodico italiano a non usare
il maschi­le sovraesteso. Vive tra la Sicilia e Milano, scrive per Sicilian Post e ilLibraio.it.
Melomane e a­mante del mare, sogna di sviluppare un buon senso del­­l’umo­rismo.

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Il volume, realizzato su cartoncino Terrarossa di pura cellulosa ecologica e marcato a feltro, carta interna Arena Ivory Bulk extralusso a grammatura 140, è in tutte le librerie
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Il giudice nero

Roma, 1931. Il giudice nero narra la storia degli ultimi giorni dell’anarchico Michele Schirru.
Mec­canico, poi fruttivendolo, “Mike” era emigrato dalla Sardegna negli USA,
dove si era formato una coscienza politica di prim’ordine e colla­borava, a New York,
con la rivista «L’adu­nata dei refrattari», per la quale scrisse diversi artico­li.
Tornato in Italia, vorrebbe contribuire al crollo del fascismo; così si procura alcune bombe,
compie alcuni sopralluoghi inconcludenti, e infine viene arrestato. Questo è il racconto,
in un atto e sette scene, di un emblematico processo alle intenzioni.

Balzano, sollevando perplesso lo sguardo:
«Fallace non chiederà la fucilazione con questi presupposti».
Cristini: «Io sono convinto del contrario».
Balzano: «Basterà un difensore agguerrito…».
«Non datevi pensiero. L’avvocato d’ufficio è uomo più attento alla sostanza che alla forma».
«Nel nostro campo la forma è la sostanza».

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Abruzzese della Maiella, Elsa Flacco insegna Lettere al liceo scientifico. Ha pubblicato articoli e saggi sul patrimonio storico-culturale dell’Abruzzo, in rivista e volume; suoi contributi sono apparsi nei Moduli di letteratura regionale abruzzese (Carabba, 2007-2010), e in Abruzzo 1861. Gli scrittori abruzzesi e l’Unità d’Italia (Carabba, 2012). Nel 2016 ha esordito col testo teatrale Un palmo e mezzo sotto la terra, seguito dal romanzo storico Per Francesco, che illumina la notte (Oakmond Publishing, 2017), quindi la biografia Giuseppe Dell’Orefice. Un canto interrotto sulla scena napoletana dell’Ottocento (Libreria Musicale Italiana, 2019) e, nel 2020, Tre racconti per il teatro: Fondazione 139. Gli aquiloni di Zuara. La coda, scritto con Maurizio Colasanti per Chiaredizioni. Nel biennio più recente
ha fatto parte della giuria del Premio Internazionale Ignazio Silone.

– A cura di Pierangelo Miani. Con un saggio critico di Piergiorgio Della Pelle –

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Il volume, realizzato su cartoncino di pura cellulosa ecologica certificato FSC e marcato a feltro, carta interna Arena Ivory Bulk extralusso a grammatura 140, è in tutte le librerie e nei maggiori store online, oppure ordinabile in copia numerata alla pagina
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Elegia ambrosiana

Nella silloge del primo e più antico collettivo di street poetry d’Italia,
i versi miti e infuocati comparsi a Milano e dedicati alla città proprio come un canto,
una Elegia ambrosiana. I membri del Collettivo K attivi dal 1981, affidano i loro la­vori
a gessetto a selciati, mura e marciapiedi, perché non lascino se­gni permanenti sulle superfici.
Tutti i componenti del collettivo sono stati e vo­gliono restare a­nonimi,
in linea con i loro componimenti. La poesia, dicono, «se mai ne abbiamo prodotta
nei no­stri versi liberi, è legata a luoghi o brividi che variano col tempo
e nel­l’a­­ni­mo di chi li ha fermati, senza la presunzione di trattenerli».

Non piangere, Milano,
le tue lacrime di sorgente
da nubi d’olio e di piombo:
nessuna vergogna può infettare il tuo spirito.
Chi t’ha rubato più di quanto avevi
non conosce l’indirizzo della dignità.
I suoi occhi
cuciti alla corteccia del viso
sono cariati, ammaccano l’aria d’invidie
e ti vedono appena come una palestra
per nuovi edifici.

Anche quando sarai
un lenzuolo di cemento
le tue acque
chiuse negli intestini delle strade
tracimeranno, e ci bagneremo felici.
Loro grideranno alla calamità
di cui sono padri,
ma la carne senz’ossa delle parole
non può durare. Tu invece
sei come l’erba che si piega al peso di ogni addio
e non si spezza mai.

– A cura di Lucrezia Lombardo. Con un saggio di Raul Montanari –
Illustrazioni di Bianca Dall’Osto –

Il volume, realizzato su cartoncino Terrarossa di pura cellulosa ecologica certificato,
carta interna Arena ivory bulk extralusso, è in tutte le librerie e nei maggiori store online,
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Sguardi lontani

Sguardi lontani è un viaggio nel mondo di Leonardo Sciascia attraverso percorsi minori, fuori mano, ma non per questo inattuali. L’autore racconta i libri, gli scrittori, le passioni, gli amici, la Sicilia di un intellettuale che si è avvicinato con scrupolo di entomologo ai grandi enigmi d’Italia, alle trame ambigue e ai misteri di un potere vischioso, narrato con coraggio e lucidità. Il saggio ripercorre vicende preziose per il valore storico e aneddotico, curiosità sull’autore, i contesti nei quali si è mosso e ha tratto ispirazione («Le mie più belle vacanze sono quelle che passo nella campagna del mio paese: ogni anno, da quando sono nato. Mi ci portarono la prima volta che avevo sette mesi, mi dicono. Tra quegli alberi, tra quelle siepi di ficodindia, in quella vecchia casa scialbata a calce e dalle travature scoperte ho cominciato a parlare e, più tardi, ho cominciato a scrivere. E tutti i miei libri non solo sono stati scritti in quel luogo,
ma sono come connaturati ad esso: al paesaggio, alla gente, alle memorie, agli affetti»),
i carteggi con Anna Maria Ortese, con gli amici e i collaboratori, le passioni,
l’avventura politica e l’affaire Moro in due lettere inedite.

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Antonio Motta vive a San Marco in Lamis sul Gargano, dove ha fondato il Centro Documentazione Leonardo Sciascia/Archivio del Novecento. Dirige la rivista di letteratura «Il Giannone», collabora a «Nuova Antologia» e alla «Gazzetta del Mezzogiorno».
Ha scritto numerosi saggi e prose, tra cui Mario Rigoni Stern (La Nuova Italia, 1982),
Invito alla lettura di Saverio Strati (Mursia, 1984), Con Bufalino nell’atelier di Guccione
(Il Girasole Edizioni, 1997), Giorni felici con Leonardo Sciascia (Casagrande, 2004),
Luce incantata. Viaggio sentimentale attraverso il Gargano (Gelsorosso, 2005),
Bibliografia degli scritti di Leonardo Sciascia (Sellerio, 2009).

Il volume, realizzato su cartoncino Materica Acqua e carta avoriata extralusso,
è in tutte le librerie e negli store online, o su https://divergenze.eu/prodotto/sguardi-lontani/
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