Di infedeltà e altri fantasmi

Di infedeltà e altri fantasmi nasce come progetto didattico, e diventa raccolta di due novelle in cui ogni ombra è un perturbante viaggio nella luce grazie alla bontà delle traduzioni,
ad opera di un talento in età scolastica. In The past la nostalgia del signor Vanderbridge
per la moglie defunta gli impedisce di vivere nel presente; la secon­da compagna
tenterà di spezzare l’incantesimo, bruciando le lettere che rivelano gli antichi tradimen­ti.
The difference invece illumina i limiti patiti dalle donne al­l’inizio del ventesimo secolo
e il disagio nel confrontar­si con l’infedeltà dei loro amanti. «Continui da sola,
signorina Wrenn», affermò, ed era tipico suo dare per scontata la mia affidabilità.
«Se trova che qualcosa meriti di essere conservato può archiviarlo, io preferirei morire
piut­tosto di mettere le mani in questa roba».

– A cura di Luisa Campedelli. Traduzione di Aurora D’Archi –

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Ellen Glasgow (1873 – 1945), romanziera e poetessa nata e vissuta a Richmond, in Virginia, nota per i ritratti del Sud lacerato dalla guerra civile e dalla crisi dei valori sociali
negli Stati Uniti della rivoluzione industriale, ha ricevuto la prestigiosa Howells medal
nel 1940 per meriti letterari e il Premio Pulitzer 1942 per l’opera In this our life.
In aperta polemica con il romance tipico del periodo, rifiutò gli esperimenti formali
del neorealismo americano e firmò opere di grande valore come Barren ground (1925)
e The sheltered life (1932), ma anche numerose novelle, pubblicate in riviste
e accolte con grande favore di critica e di pubblico.

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Il tascabile, realizzato in cartoncino ecologico e carta interna bulk ad effetto vintage,
sarà in tutte le librerie e nei migliori store online dal 6 giugno. Altrimenti, senza spese
di spedizione, è acquistabile su https://divergenze.eu/prodotto/di-infedelta-e-altri-fantasmi/
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Uno che si salva

Uno che si salva narra la vicenda di Siro Baghini, un antieroe
che cerca al di fuori della provincia il proprio riscatto, ma fra un tentennamento e l’altro
si abbandona a una corrente aliena, a un impeto che non ha coscienza di come attivare.
Un impeto che vorrebbe essere borghese ma ha su di sé lo stigma dei cafoni,
e gira in un cerchio di stasi dinamica: immagina, il Baghini, ma non concretizza; fa progetti,
ma cozza ora con l’idillio anestetico dei desideri, ora con il nocciolo duro della vita
che non viene mai come si vorrebbe. Specie se ci si guarda esistere, partecipando il minimo
per convincersi di averci provato, con l’aria di chi si sente all’altezza ma poi non traduce
in gesti la volontà. Abbagliato dalle apparenze, il Baghini è vittima di velleità imprudenti
a fronte di sani intenti, e per quanto conscio delle illusioni, le forze che lo portano fuori rotta
sono più forti della sua logica. La realtà urbana che egli ritiene superiore a quella rurale
è ostile a chi la elegge a modello, e si serve della chimera per demolirne le aspettative,
in quanto le aspettative sono la tomba della serenità. Perché si può cambiare ambiente,
ma mai cancellare quello in cui si è nati: tentare di tradire le proprie origini testimonia
come l’individuo, per essere metropolitano, debba rinunciare all’umanità.

– A cura di Giulia De Marco –

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Francesco Jovine è stato uno dei più fini letterati del Novecento italiano.
Nato nel 1902 a Guardialfiera, nel Molise, fu maestro, assistente universitario
e direttore didattico. Collaborò con numerosi giornali, animò la vita culturale di Roma
insieme a Corrado Alvaro e Libero Bigiaretti, fondò il Sindacato Nazionale Scrittori
e promosse conferenze e attività intellettuali. Legato alla terra natale e alla sua poetica,
vi ambientò Signora Ava (1942) e Le terre del sacramento (1950), due tra i romanzi
più significativi dell’ultimo secolo. Uno che si salva è stato pubblicato nel 1948,
in un originale binomio con la novella Tutti i miei peccati.

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Il volume, realizzato su cartoncino di pura cellulosa ecologica e marcato a feltro,
carta interna morbida con effetto vintage, sarà in tutte le librerie e negli store online
dal 24 settembre, oppure da oggi, in copia numerata e senza spese di spedizione,
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Bibliografia degli scritti su Leonardo Sciascia (1951-2021)

La Bibliografia degli scritti su Leonardo Sciascia è il più completo diario di navigazione in tutto quant’è stato scritto sull’autore siciliano dal 1951 al 2021, ma anche un documento che mostra in filigrana le passioni, le polemiche e i dibattiti che le sue opere hanno alimentato lungo settant’anni di storia della letteratura e del pensiero. Il regesto raccoglie non solo articoli e saggi in periodici e volumi di varia natura, ma anche atti di convegno, antologie, lettere, biografie, la Memoria di un bibliografo e un intervento di Antonio Di Grado, direttore letterario della Fondazione Leonardo Sciascia.

«Sarebbe fin troppo facile, e forse ingiusto, dividere la lun­ga schiera degli esegeti di Leonardo Sciascia in due distinti tronconi: chi lo conobbe ed ebbe il privilegio di frequentarlo, e chi scrisse di lui dopo la scomparsa con pari zelo e pas­sione ma senza avere interrogato i suoi silenzi, senza avere goduto delle sue parole scelte, esatte, senza avere fatto esperienza della sua generosità. Se simili distinzioni avessero senso, non potremmo occuparci dell’immenso lascito d’intelligenza e di stile, accumulato nei secoli, cui diamo il nome di letteratura italiana: un lascito consegnatoci da ombre, da puri nomi cui si tenta di dare un volto, un carico d’intenti e pulsioni, ricavati dal coraggioso ma aleatorio azzardo critico di chi di quelle carte compita, fra tormento ed estasi, i caratteri sbiaditi».

– A cura di Paolo Ravizza, Sara Bassi e Mario Zanelli –

Antonio Motta vive a San Marco in Lamis sul Gargano, dove ha fondato il Centro Documentazione Leonardo Sciascia. Autore di numerose opere, tra cui figurano Oltre Eboli: la poesia (Lacaita, 1979), Mario Rigoni Stern (La Nuova Italia, 1982), Vita di Padre Pio attraverso le lettere (Mondadori, 1995), Giorni felici con Leonardo Sciascia (Casagrande, 2004), La casa di via Calvitto, con una nota di Raffaele La Capria (Centro Documentazione Leonardo Sciascia, 2015), Sguardi lontani (Divergenze, 2021).

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Realizzato su cartoncino Woodstock Betulla di pura cellulosa ecologica e carta Arena ivory bulk extralusso ad alta grammatura, rilegato a filo di refe con procedura di alto artigianato, il volume è reperibile in tutte le librerie e negli store online oppure, senza spese di spedizione, su https://divergenze.eu/prodotto/bibliografia-degli-scritti-su-leonardo-sciascia-1951-2021/

Angeli con gli alamari

Angeli con gli alamari contiene racconti, suggestioni, documenti fotografici e testuali inediti degli Allievi sottufficiali Carabinieri che, nei tragici giorni dell’alluvione di Firenze del 1966, contribuirono a far risorgere dal fango una delle città più note ed amate al mondo.
«All’alba, un silenzio spettrale avvolgeva ogni cosa. Il frastuono della notte era terminato.
L’acqua s’era ritirata lasciando dietro di sé uno sfacelo epi­co. Le prime luci del giorno
si riflettevano sul fan­go che copriva la strada; sparsi ovunque vi erano elettrodomestici,
masserizie, carcasse di au­to rovesciate. Nella caserma, il piano terra era devastato.
Cucina, sala mensa, spaccio, docce, i magazzini e tutti i locali posti nell’interrato
erano stati distrutti della furia delle acque e resi impraticabili».

– A cura di Mario Zanelli e Massimo Rovati –

Autori dei racconti e delle testimonianze contenute nel volume
sono i rappresentanti del 59° Corso Allievi Sottufficiali Carabinieri, che nel 1966 studiavano
alla Scuola Sottufficiali in Piazza Stazione a Firenze, annoverati fra gli Angeli del fango
che aiutarono l’Atene d’Italia a risollevarsi dopo la tragica alluvione.

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Realizzato su cartoncino di pura cellulosa ecologica woodstock rosso e carta avoriata extralusso, sarà in tutte le librerie e negli store online dal 24 marzo, mentre è già disponibile su https://divergenze.eu/prodotto/angeli-con-gli-alamari/
in copia singolarmente numerata e senza spese di spedizione.

Idillio fra le tenebre

Idillio fra le tenebre è la terza parte del romanzo d’appendice che il principe dei nottambuli, Pierangelo Baratono, pubblicò sullo storico quotidiano genovese “Il lavoro”, nato «per volontà del proletariato organizzato», nelle cui pagine l’autore non si limita a ritrarre il quadro sociale del proprio tempo, ma compie una riflessione sulla chimera accecante del potere. Tutto, in una Genova torbida e lucente di ambiguità, fra bettole e saloni patrizi, dove tre vite incrociano i loro destini nell’eterna lotta fra il bene e il male.
«C’era messa bassa, quel mattino. Qualche vecchia occupava i banchi, intenta alla preghiera. Il prete officiava, rattenendo lo sbadiglio e dando di tempo in tempo qualche pizzicotto al chierico trop­po distratto. I due si avvicinarono l’uno all’altro dietro un confessionale vuoto. Nel monotono stridore della voce del sacerdote il loro bisbiglio si udiva appena. Bonci cominciò: — Grazie Anna, per essere venuta. Voi non sapete tutto il bene che mi avete fatto».

– A cura di Luisa Campedelli –

Pierangelo Baratono (1880-1927), giornalista, scrittore e funzionario delle Poste, nasce a Roma, ma il suo nome è legato alla città di Genova. Critico letterario per “Il lavoro”, redattore della rivista di lettere, arte e scienza “Vita nova”, collabora con “La Riviera ligure”, con il mensile “La gazzetta di Genova”, con “La Liguria illustrata” e altri periodici, ma soprattutto è il signore delle ombre, il maudit sedentario che anima il Caffè Roma, alcova degli intellettuali del tempo. Amico e compagno di eccessi di Camillo Sbarbaro, è «il più francese degli autori italiani d’inizio Novecento». Idillio fra le tenebre è la terza parte, autonoma, di Genova misteriosa, scene di costumi locali, pubblicato su “Il lavoro” fra il 1903 e il 1904.
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Il volume, realizzato su cartoncino woodstock di pura cellulosa ecologica e carta arena ivory bulk extralusso, è reperibile in tutte le librerie e nei maggiori store online, oppure su https://divergenze.eu/prodotto/idillio-fra-le-tenebre/ in un lotto di copie
singolarmente numerate e senza spese di spedizione.


Storia segreta

Secondo i lettori e gran parte della critica, Storia segreta sarebbe la novella più intima e profonda scritta da Cesare Pavese. La quale non è mai stata oggetto di un’analisi approfondita, in forma separata da quelle com­pre­se nella raccolta Feria dagosto (1945), di cui rappresentava la chiusura. Eppure qui, nella campagna emblema dei ricordi e antidoto alle durezze del tempo adulto, un uomo dal fragile destino alter ego dell’autore ri­ve­de la figura di un padre che è tutti i padri, e grazie a una sirena di terraferma riflette sui valori che danno armonia con i propri impulsi e con quelli millenari del mondo «Dappertutto, sulle coste, sulle creste dei paesi, ci sono chiese e masse d’alberi impicciolite nella distanza. Dentro, la luce è colora­ta, il cielo tace; e donne come la Sandiana ci stanno in ginocchio e si segnano, qualcuna c’è sempre. Se u­na vetrata della volta si è schiusa, si sente un soffio
di cie­lo più caldo, qualcosa di vivo, che sono le piante, i sa­­pori, le nuvole».

– A cura di Roberta Bellantuono –

Cesare Pavese nasce a Santo Stefano Belbo il 9 settembre 1908. Si laurea in Lettere, insegna per qualche tem­po, poi inizia a tradurre autori inglesi ed americani, e a collaborare con la casa editrice Einaudi, di cui diventa una delle figure principali. Autore di romanzi, racconti, poesie, saggi, articoli e prose filosofiche, esordisce nel mondo letterario con Paesi tuoi (1941) e diventa uno dei maggiori intellettuali del Novecento italiano.
Scompare a Torino, suicida, nel 1950.

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Realizzato su cartoncino di pura cellulosa ecologica e carta avoriata extralusso, è reperibile in tutte le librerie e negli store online, o su https://divergenze.eu/prodotto/storia-segreta/ senza spese di spedizione.

Al di là della polvere

Sono state scritte migliaia di storie di città, borghi e luoghi presi a modello nei loro eventi, persona­g­gi più o meno rappresentativi; mai, però, almeno finora, il romanzo di un paese, dove il protagonista e il narratore coincidono nella comunità. Al centro del progetto vi è un centro nevralgico della bassa padana. Perché ci sono luoghi che nascono per scelta, per caso o per necessità. Poi c’è Belgioioso, che unisce i tre fattori. All’inizio è solo un pagus, un villaggio di cacciatori stanziati in un pianoro nei pressi di celebri strade romane. Quando i Visconti, innamorati delle luci e della vista sui colli oltrepadani decidono di costruirvi la loro residenza estiva, i destini si intrecciano, e da allora saranno compagni di viaggio. Nelle buone stagioni e in quelle meno buone, come narra questo romanzo. Può sembrare la storia di un paese come se ne leggono tante, invece è una vicenda che abbraccia un popolo intero, la parabola di ciò che è stato, di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato mai.
«Tutto, per il contadino, viene dal cielo. Le greggi, quando si fermano a bere in un fosso o in uno stagno, alzano la testa che sembra stia­no ringrazia­ndo le nubi e la natura per il dono. Anche l’erba si inchina a salutare la pioggia ap­pena scende, e le pietre sul fondo dei torrenti si fanno lisce e levigate perché l’acqua fatichi meno a scorrere. Lo sapeva, “Michelangelo degli agnelli”, co­s’è l’acqua per la terra: se quel cristallo, nella siccità, si fosse spezzato, sarebbe stata la fine. Avere qualcuno che lo spiegasse ai nipoti in ag­giunta a lui gli dava sicurezza, proprio come alle pecore ne dà il temporale: si mettono car­poni appena comincia a battere,
a piantare sulla cro­sta del mon­do milioni di semi invisibili».

– A cura di Federico Fiore –

Fabio Ivan Pigola, politologo ma non troppo, cultore di teorie eversive dell’utopia
, ha fondato e collabora a magazine di satira e di attualità con l’ostinazione di un marxista.
Consulente letterario, editore, studioso di scienze sociali e storiche, ghost writer
«perché il mio nome in copertina suona male», si occupa di letteratura
da quando ha capito di non avere i numeri per la matematica.

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Il volume, realizzato su cartoncino di pura cellulosa ecologica e carta avoriata
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Testa o croce

Testa o croce è una parabola attualissima e disturbante, che inaugura la collana I fuoriserie.
In un bar nei vicoli di Genova si incontra parte di quell’umanità che non ce l’ha fatta,
e mica ad arrivare chissà dove, ma a vivere con serenità perfino i giorni
in cui il fato è benevolo. Nel locale di Spartaco, metafora del mondo odierno,
sfila una varietà di individui provati dalle aspettative che fatica a trovare, nella solitudine
dello “stare insieme per forza”, l’energia per sormontare la difficoltà di esistere.
«A tarda sera, mentre svuotava la valigia sul letto, si sentì invaso da un senso di appartenenza e responsabilità. Quei due marmocchi meritavano qualcuno che li accudisse, pure sbagliando, ma che almeno li amas­se dal profondo. Indugiò nella vasca idromassaggio – sognando di addormentarsi dentro leggendo un fumetto – e si stese lungo quant’era coi piedi a premere sui bordi. Sarebbe ri­masto in quella posizione a vita, una vita fino allora difficile da interpretare però in qualche modo agevole, e d’improvviso carica di dubbi e d’aspettative.
Le a­spettative so­no la tomba della serenità, si disse, e si premurò di rifletterci a lungo
con il padre, che doveva averne una qualche esperienza».

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Alberto Vailati nasce e vive a Crema dal 1974, lavora nell’impresa di famiglia dopo avere conseguito la laurea in Filosofia all’università Statale di Milano. Padre felice di un monello in età adolescenziale, ha pubblicato tre romanzi: La libertà della vertigine (Echos, 2013), Storie di sesso, ananas e sciamani, (Echos, 2014) e Ruggine (96, Rue de-La-Fontaine Edizioni, 2015), terzo classificato alla V edizione del Concorso di letteratura Città di Pontremoli. Paola Vailati, classe 1984, fin da piccola ha il vizio della scrittura. Dal 2002 partecipa a reading poetici e progetti culturali in Italia e all’estero. Laureata in Filosofia nel 2009 presso la Radboud University di Nijmegen, dai suoi testi vengono tratte due pièce teatrali. Nel 2012, con lo pseudonimo di Petite Paulette, pubblica una silloge di poesie scritta a quattro mani con Ed Warner. Testa o croce è il suo primo romanzo.

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